L’acqua è un bene prezioso

 

La festa per l’acqua. Come ogni 22 marzo avviene la ricorrenza istituita dalle Nazioni Unite nel 1992: la Giornata mondiale dell’acqua (in inglese: World Water Day). Ogni tre anni, a partire dal 1997, il “Consiglio mondiale sull’acqua” ha coinvolto migliaia di persone nel World Water Forum durante la settimana in cui cadeva il giorno internazionale dell’acqua. Le agenzie promotrici e le organizzazioni non governative hanno messo in luce il fatto che un miliardo di persone non hanno accesso all’acqua pulita e la struttura patriarcale, dominante in certi Paesi, che determina la priorità nella fruizione dell’acqua disponibile.
Leggete l’interessante articolo pubblicato ieri su FOCUS .

l'acqua scorre
L’acqua scorre e va

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In Bolivia un bambino su dieci muore prima di aver raggiunto i cinque anni d’età, a causa della mancanza di fonti sicure di acqua. La spiegazione per tutti questi dati, che non sono affatto fantascienza come ci piacerebbe credere, è che l’acqua è un affare da oltre 400 milioni di dollari: nell’industria globale è un business che conta quanto l’elettricità e il petrolio.
Con l’obiettivo di scoprire cosa si nasconde sotto il business dell’acqua, la giornalista Irena Salina, è partita per girare il suo documentario, Flow: for Love of Water, che a Trieste è stato proiettato in occasione della Settimana Unesco 2011, quell’anno dedicata al tema dell’acqua. “Cinque anni fa – spiega la giornalista – vidi Robert Kennedy Jr. parlare di certe industrie americane che stavano sistematicamente inquinando i nostri fiumi e i corsi d’acqua; rimasi scioccata di sentire che alcuni di questi agenti inquinanti liberi spesso finiscono nel corpo umano. Questo è quello che inizialmente mi spinse a prestare particolare attenzione a qualsiasi news che riguardasse l’acqua. Ma fu un articolo su The Nation intitolato “Who Owns Water”– che si focalizzava sul concetto scoraggiante di privatizzazione dell’acqua a New Orleans – a dare il via al mio lungo viaggio che poi sarebbe diventato Flow.
Flow ci a portato in molti Paesi del mondo, inclusi l’Africa, la Bolivia, il Canada, l’India, la Francia e gli Stati Uniti. Una delle cose che mi sono state subito chiare è che l’acqua è veramente un elemento unificatore. Tutti ne abbiamo bisogno, tutti la vogliamo e più di qualsiasi altra cosa al mondo è quella che ci connette tutti. Questo concetto universale è diventato il cuore del mio film”.
È così che la pluripremiata documentarista ha iniziato ad indagare su quello che gli esperti indicano come il problema politico e ambientale più importante del XXI secolo: la crisi mondiale dell’acqua.
Irena Salina costruisce una causa contro la crescente privatizzazione dell’ormai scarsa riserva di acqua dolce con un focus inflessibile sulla politica, l’inquinamento, i diritti umani, e l’emergere prepotente di un cartello mondiale dell’acqua. Interviste a scienziati e attivisti rivelano con intelligenza la crescente e gravissima crisi, sia a scala locale che globale.
Il film indica inoltre molti dei colpevoli governativi e aziendali che stanno dietro al furto dell’acqua, proponendo una mozione di principio:
Può l’acqua considerarsi un bene solo di qualcuno?